lunedì 18 settembre 2017

Due romanzi di due verità


Nell'ultima domenica di sole di questa estate si è chiusa l'edizione 2017 di Pordenonelegge, un appuntamento che diventa di anno in anno sempre più ricco di proposte interessanti.

Sono andata all'incontro con due autrici molto note, Loredana Lipperini e Caterina Soffici, entrambe con un lavoro recente:
"L'arrivo di Saturno" di Lipperini e "Nessuno può fermarmi" di Soffici.
I romanzi delle autorevoli scrittrici sono accomunati da molti elementi fra questi il primo è la dimensione storica, seppur attraversata dalla narrazione di una "fiction", l'altro è  la ricerca approfondita e credo anche sofferta di fonti e testimonianze.
"L'arrivo di Saturno" ripercorre gli anni '70/'80, in questo caso chiamiamoli pure "gli anni di piombo", riportando alla luce la storia vera della giornalista Graziella De Palo scomparsa, ovvero uccisa, nel 1980 a Beirut mentre seguiva assieme al collega Italo Toni una pista legata al traffico d'armi in Italia e al terrorismo palestinese. 
L'ennesimo caso/mistero italiano su cui è sceso un silenzio imbarazzante.
L'autrice si concede anche una digressione filosofica sul concetto di finzione opposto alla menzogna attraverso la vicenda, stavolta inventata (il che non significa bugia) del falsario Han van Meegeren incaricato di dipingere un Giudizio Universale in un santuario in provincia di Macerata.

http://www.giunti.it/libri/narrativa/l-arrivo-di-saturno/

"Nessuno può fermarmi" invece riguarda una parte di storia italiana che è stata completamente rimossa e ha a che vedere con le comunità italiane a Londra allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel 1940 al momento della dichiarazione di guerra alla "perfida Albione" da parte di Mussolini, gli italiani di Londra vennero arrestati e successivamente deportati in quanto considerati spie, delatori, collaborazionisti, nemici in casa. Esattamente come accadde coi giapponesi negli USA.
Tra queste deportazioni di italiani, molti dei quali già integrati da almeno due generazioni in Inghilterra, si aggiunse una tragedia all'altra con l'affondamento della Arandora Star, una nave diretta in Canada e piena di "nemici del Regno Unito" che fu silurata, guarda caso, proprio dai tedeschi.

http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/nessuno-puo-fermarmi/#descrizione

Lascio a voi lettori il piacere di scorprire gli intrecci e le verità in questi due romanzi ma vorrei aggiungere una considerazione del tutto personale, visto che sono a casa mia, nel mio blog.
Ho già preso i due romanzi, li leggerò di sicuro perché si tratta di verità alle quali sono interessata e perché le persone che cercano di raccontarle anche aiutandosi con la forma del romanzo e della "finzione" hanno tutta la mia stima. Devo confessare però che se non avessi sentito le autrici parlare del loro lavoro non so se avrei avuto la stessa voglia di leggere i loro libri. Il marketing, la promozione, per quanto io possa essere stata distratta, li avevano presentati quasi come i soliti romanzi di "sentimenti" che scrivono le donne. In particolare su quello di Lipperini hanno insistito sul "rapporto tra due amiche" (perché Lipperini ha conosciuto veramente De Palo) e io al "rapporto tra due amiche" ero già presa dalla noia. Mi dispiace e me ne scuso con l'autrice ma, cara Loredana Lipperini, lei meglio di me sa quanta carta negli ultimi tempi si è spesa su coppie di "amiche per sempre" cercando di agganciare il "fenomeno" Ferrante.
Sono inoltre convinta che se questi libri li avessero scritti degli uomini, sulle pagine di quotidiani e periodici vari le grandi firme si sarebbero sperticate in lodi per "il caso riportato alla luce" per il coraggioso lavoro di ricerca e indagine del tale giornalista o romanziere.
D'altronde, si sa, le donne amano e scrivere e leggere di sentimenti. Per fortuna ritengo che anche la Storia sia un sentimento.

giovedì 14 settembre 2017

Scampate per caso

È capitato a tutte noi il momento dell'ottundimento, della stupidità se volete.
Un momento che può durare un decennio, un anno, un mese, anche un giorno perché alle volte anche quel solo giorno può essere di troppo, può essere fatale.
Ogni volta che ci ritroviamo sgomente e incredule a leggere l'ennesimo fatto di cronaca nera che ha a che vedere con il femminicidio o lo stupro.
Ormai il lavoro per i "profiler" all'americana si fa sempre più complicato perché non ci sono parametri fissi di alcun tipo per disegnare la tipologia dell'assassino o potenziale tale. Uomini vecchi o giovani, disoccupati o professionisti affermati, nelle città o nelle campagne, dal passato difficile o dall'infanzia felicissima, amanti dello sport o pantofolai. Chiunque può diventare il nostro assassino. Se siamo ancora qui a leggere e io a scrivere vuol dire che noi non lo abbiamo incontrato, che forse non lo incontreremo mai o che lo abbiamo evitato per tempo.
Immagine da Pinterest - set di Clockwork orange
È proprio qui che entra in gioco quel sottile retropensiero che ognuna di noi, scampata per caso o per fortuna, ha: come ha potuto (la vittima) non accorgersi che quello era matto? Che quello era pericoloso? Come ha potuto non rendersene conto?
Tutte noi, scampate per caso o per "abilità", abbiamo formulato almeno una volta queste domande a noi stesse dando, seppur per un'infinitesima parte, la "colpa" di non essere fuggita in tempo alla povera vittima. Insomma il “come mai non se n'è accorta” è sempre dietro l'angolo.
Con un minimo di frequentazione o informazione per esempio sui centri antiviolenza sulle donne sarebbe più facile capire questo "come mai".
I motivi sono tanti, di tipo culturale, psicologico, antropologico, sociale, tutte sfere in cui la donna si dibatte o viene dibattuta per trovare una collocazione onorevole.
Tra questi sappiamo e scopriamo che spesso il tuo carnefice è anche il padre dei tuoi figli e non riesci a concepire che l'uomo che ha messo metà dei suoi geni nei tuoi figli amatissimi possa essere un brutale torturatore, sarebbe come pensare di loro che per metà sono come lui.
Potrebbe invece essere che tu hai avuto un padre e dei nonni meravigliosi e per te gli uomini sono quella cosa là; persone meravigliose.
Potrebbe essere invece che ti hanno gonfiato di botte fin da piccola e per te è normale prendere botte da un uomo.
La cosa più complicata poi è quella della cultura, di quello che sottilmente ci hanno inculcato anche qui nell'evoluto Occidente, ovvero che gli uomini, sotto sotto, restano sempre un po' bambini capricciosi, che non sono capaci di affrontare il dolore e le difficoltà come noi donne (che culo vero!) e che quindi vanno sostenuti e compresi, incoraggiati e soprattutto accuditi.
Noi donne ci facciamo bastare poco per passare dall'indignazione per dei comportamenti maschili sbagliati alla materna comprensione; un regalino, una parola dolce, un'occhiata da cane bastonato e tutto è perdonato, dimenticato.
Siamo bravissime a dimenticare, a “passarci sopra” come ho sentito ripetere migliaia di volte a tutte le donne della mia famiglia.
Siamo le figlie di un'educazione cattolica e tutte abbiamo una madonnina in casa che ci ricorda che bisogna accogliere e amare, comunque.
Ricordo di aver conosciuto una ragazza molto bella e giovane che aveva perduto la testa per un tipo davvero poco raccomandabile. Tutti i suoi amici e parenti sapevano che quello era un pessimo soggetto e non facevano che ripeterle di lasciarlo stare. Una volta, sfacciatamente, le chiesi cosa ci trovasse in lui e lei mi disse: “alle volte lo guardo quando siamo in camera sua mentre osserva i suoi cocoriti. È così dolce quando fa così”.
Ecco, a lei bastava vederlo come un amante degli animali per esserne completamente soggiogata in barba al fatto che la tradisse, che la trattasse male, che le chiedesse continuamente soldi per comprarsi vestiti e scarpe firmati perché lui non lavorava. Però era uno che amava i suoi pappagallini e in quei momenti "era così dolce".
Possiamo dire di questa ragazza che fosse stupida? Vi garantisco che non lo era affatto eppure... per fortuna poi è riuscita ad allontanarsi da lui.
Tutte noi qui, voi che leggete io che scrivo, almeno una volta nella vita siamo scampate a qualcuno, ammettiamolo. Spesso non lo diciamo per vergogna, per timore, perché abbiamo rimosso ma almeno una volta, anche per una sola sera, il nostro potenziale carnefice lo abbiamo incontrato. È più frequente di quanto non si creda.
Il punto è proprio questo: una donna non dovrebbe vivere come se fosse perennemente sotto il tiro di un cecchino. Gli uomini dovrebbero essere nostri amici, compagni, alleati e non qualcuno da cui guardarsi e cui avvicinarsi con cautela e dopo lunghe analisi di informazioni. Non si può vivere così per troppo tempo nemmeno in guerra, figuriamoci in “tempo di pace”.


venerdì 1 settembre 2017

Io, la Grecia e Lady D

Un Kouros di Paros

Nel 1997, tra la seconda metà d'agosto e i primi di settembre ero in giro per le Cicladi con una compagnia di amici, 
come nei migliori film vacanzieri ma senza le parolacce e le idiozie del cinema italiano degli ultimi tempi.
Fu quello il viaggio che mi fece definitivamente innamorare della Grecia dove tornai altre due volte.Spero di tornarci ancora.
Per un lungo periodo ho tenuto vicino al computer una cartolina comprata in quell'occasione 
come esortazione a me stessa a lavorare meglio e di più per potermi permettere di nuovo un viaggio così. A oggi non ci sono ancora riuscita.
Nei giorni in cui Lady D scorrazzava per l'Europa tra le braccia del suo nuovo e ultimo amore, io ero solita comprare le sigarette presso un chiosco che aveva un po' di tutto a Mykonos, o forse era Ios, non ricordo.
Mi divertivo a decifrare il greco e a capire cosa ordinare per cena e dove svoltare quando giravamo coi motorini, allora senza casco. Usavamo dei soprannomi rimasti ancorati a quel viaggio, cose come: er carota, er murena, er pancera. E vai a ridere.
Per il resto si andava di inglese, tutti i greci lì sapevano l'inglese, a parte qualche anziano.
La ragazza del chiosco teneva una piccola televisione sempre accesa e un pomeriggio mi disse: "Have you heard? Your princess is dead".
In un secondo feci questo ragionamento: "quale principessa? L'Italia è una repubblica, non abbiamo principesse e nemmeno regine". Rimasi a bocca aperta e poi mi girai verso il televisore dove in greco passavano le notizie ma decifrai il sottopancia del loro Tg e capii che Lady Diana era morta. La ragazza mi aveva scambiato per un'inglese.
Nonostante la tragica notizia mi salì un sorriso di soddisfazione per la mia "competenza linguistica" ma non volendo stare a spiegare che in realtà ero italiana, feci appello alla mia faccia tosta e imitando Enrico Montesano quando faceva la signora inglese dissi "Oh my God!"
Ecco, questo è quello che ho da dire su Lady D.