martedì 30 ottobre 2018

La terra dei sussurri - romanzo

Immagine da culturacolectiva.com/historia/leyenda-de-la-flor-de-cempasuchil/


Da un po' di tempo leggo con sempre maggior curiosità e soddisfazione libri di persone che conosco, in senso più o meno stretto.È il caso di Laura Frassetto alla quale non ho avuto ancora il piacere di stringere la mano ma con cui, nel vasto mondo dei social, ci siamo scambiate commenti, osservazioni e opinioni su quel pazzo pazzo mondo che è l'editoria.Fresco di stampa, il suo "La terra dei sussurri" mi ha tenuta inchiodata alle pagine per due giorni - in questo caso la chiusura delle scuole a causa del maltempo è caduta come il cacio sui maccheroni o sulle tortillas – è il caso di dire.
Frassetto esordisce con un editore di qualità come Elliot e già da ora mi auguro che possa percorrere strade costellate di riconoscimenti e soddisfazioni.
Ma veniamo al romanzo.
La vicenda in sé è quella di una "quest" ,una ricerca, il più classico dei motivi scatenanti di una grande narrazione a cominciare dal santo Graal.
Dei giovani belli e intelligenti, dai vari talenti più o meno nascosti, decidono di andare in Messico alla ricerca della loro amica Vanessa là scomparsa circa un anno prima.Il gruppo è così composto: Yatzil (che si fa chiamare Jey e che guiderà gli altri pur spostandosi per lavoro in varie parti del mondo) e Citlali gemelle italo messicane di una bellezza sconcertante e di grandi capacità intellettive, due fate insomma; Nirvana il fascinoso e paziente cugino messicano delle due e Pier, biondo torinese aspirante ingegnere, fidanzato di Citlali (detta Lali).
In questo gruppo la nota stonata sembra essere proprio Vanessa, la scomparsa. Una ragazza dai capelli rossi, goffa e solitaria, studentessa sovrappeso che si sente una farfalla schiacciata dal peso del suo corpo, dalla solitudine dei figli unici, dalle aspettative e dalle ansie - giustificate - dei genitori. Fino a un certo punto riesce a "sollevarsi da terra" perché fa breccia nel cuore di Lali che le è sinceramente e disperatamente amica fin dai tempi delle medie.
Lali, pur senza allontanarsi dalla gemella, diventa per Vanessa una sorella e le trasmette la curiosità e l'amore per i viaggi e il Messico tanto che insieme, dopo la maturità, vanno in un posto favoloso dove volontari da tutto il mondo organizzano campi per proteggere le piccole tartarughe marine alla schiusa delle uova.A un certo punto però Vanessa raggiunge una certa autonomia, forte anche dei suoi studi in ingegneria nei quali ripone la fiducia assoluta che le apriranno le finestre del mondo. Impara bene lo spagnolo e torna in Messico da sola per poi scomparire.
A questo punto non vi svelerò altro della storia ma preferisco soffermarmi sulle scelte di stile e su alcuni riferimenti.
La trama è sviluppata secondo una tecnica "alla Rashomon": a parlare in prima persona si alternano i "cercatori" e anche Vanessa, punto di vista multiplo che riesce comunque a mantenere un ritmo appassionante.
Il filo che ci conduce alla fine è quello sottile e ben ritorto della detective story ma, e questa è la parte che preferisco, adoro leggere romanzi che nel frattempo mi insegnano qualcosa e in questa narrazione dai tratti talvolta picareschi (e come potrebbe essere diversamente) si impara qualcosa di quella dimensione complessa e composita che è il Messico di oggi ancora saldamente intrecciato a quello di ieri.

Così ritroviamo i colori di Frida Kahlo musica di gruppi pop, le canzoni della tradizione, una tormentata e al tempo stesso spensierata vita quotidiana che si nutre di fatalismo nei confronti del destino che si vorrebbe ignoto e che invece, il più delle volte, si conosce fin troppo bene.Una nota in particolare per la digressione su el Dìa de Muertos (i nostri cercatori arrivano in Messico in prossimità di Ognissanti) e sulle tradizioni ad esso collegate (come non ricordare il film Coco).
 Se noi abbiamo i crisantemi per onorare i nostri defunti, loro hanno i cempasuchil.
In Messico anche i fiori dei morti profumano.