giovedì 5 ottobre 2017

In principio era Chiara

Ghost in the shell - quello vero
Prima che i social facessero della condivisione in web un gesto semplice che si traduce in un click, c'erano programmi di sharing come Napsters ed eMule, WinMX ; prima che i cellulari diventassero delle videocamere c'erano le compatte, costosissime.
C'erano i P2P e i torrent per scaricare video e musica. C'erano i Twilight (non la saga dei vampiri). Non era ancora così diffuso Facebook, non era ancora diffuso Twitter.
Prima di ogni vittima di cyberbullismo di questi ultimi anni, c'era Chiara. Chiara da Perugia. Era il 2002 o il 2003 non ricordo bene.
Il video di Chiara (nome fittizio o forse no) minorenne che fa sesso con il suo fidanzato divenne un vero e proprio caso fra gli "addetti ai lavori", gli smanettoni che stavano connessi a quei programmi di file sharing 24 ore su 24.
Il video ebbe anche un titolo "Forza Chiara" da un'esortazione del ragazzo che era con lei. Lui pare avesse preso in prestito una videocamera e avesse convinto la ragazza a farsi filmare, lei non era affatto d'accordo, si vergognava e lui appunto le ripeteva "Forza, Chiara".
Il video amatoriale finì in Rete e una schiera di voyeur del sottobosco, fieri di essere stati in grado di trovarlo e scaricarlo come dei campioni di spionaggio internazionale, cominciarono a passarselo attraverso il P2P.
Ricordo che la ragazza fu riconosciuta soprattutto nella sua città, dove vivere per lei e per la sua famiglia divenne insopportabile. Non c'era ancora Facebook e la gente scriveva insulti non su una pagina o sotto un post ma direttamente, come da tradizione, nei cessi di scuole, bar, locali. Più semplicemente la insultava per strada.
Ricordo che ci fu una denuncia nei confronti del ragazzo che probabilmente era appena maggiorenne. Ricordo che si diceva che Chiara e la sua famiglia avevano dovuto cambiare città.
Mi auguro che oggi sia una donna, se non felice, almeno serena. Mi auguro che la sua famiglia sia una famiglia serena. Mi auguro soprattutto che ci sia.
Questo per dire che la "gente" è brutta anche senza i social e trova comunque il modo di sfogare la propria frustrazione e il proprio senso di fallimento e nullità.
Certo, i social rendono questo istinto becero ancora più facile da mettere in atto, ancora più veloce e ciò che è peggio è che, a volte, proprio la semplicità e l'immediatezza di un click fanno sì che anche chi non vorrebbe far del male lo fa perché il tempo di un "condividi" non è abbastanza per pensare.
La velocità di un click è facile come premere un grilletto soprattutto se la pistola ce l'hai già in mano.