giovedì 26 dicembre 2019
Una Vigilia indimenticabile
Nel caso ve lo siate perso, ecco il link a un racconto dedicato alle feste al quale ho partecipato con entusiasmo.
Una Vigilia indimenticabile
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venerdì 20 dicembre 2019
Liberty
Ogni volta che arriva un nuovo romanzo di Marco Lux per me è una festa.
Una parentesi di soave gusto e divertimento che riesce a mettermi in pace col mondo, almeno con quello che io ritengo sia il mio mondo fatto di buona musica, arte, generosità e soprattutto libertà.
Come sempre leggendo una sua opera si impara qualcosa e questa è una caratteristica che lo accomuna ad altri autori da me amatissimi che si producono nella letteratura considerata "di genere" e che io ritengo dei veri maestri di vita e cultura.
I contesti nei quali si snodano le vicende ideate da Marco Lucetti (in arte Lux) sono studiati con cura in ogni dettaglio: dall'aspetto storico a quello della quotidianità e sono ormai un suo tratto distintivo.
Il
titolo "Liberty" è un omaggio allo stile decorativo e
architettonico che caratterizzò la fine del XIX e gli inizi del XX
secolo, un'esplosione di bellezza attraverso colori gioiosi e forme
sinuose, un ultimo respiro di joie de vivre prima che l'Europa
fosse devastata dalla Grande Guerra e dall'avvento dei regimi
totalitari.
Villa Iris, dove si svolge gran parte del romanzo, si trova a Laveno sul Lago Maggiore ed è un esempio trionfale di questo stile, una summa di tutto ciò che di importante venne prodotto in quegli anni, dall'edificio fino alla tazzina da caffè. Ambìto oggetto di studi da parte di accademici.
Villa Iris, dove si svolge gran parte del romanzo, si trova a Laveno sul Lago Maggiore ed è un esempio trionfale di questo stile, una summa di tutto ciò che di importante venne prodotto in quegli anni, dall'edificio fino alla tazzina da caffè. Ambìto oggetto di studi da parte di accademici.
Le
porte della villa tuttavia si aprono solo per il professor Giorgio
Colombo e il suo assistente il dottor Milo Molinari grazie a un
sentimento di stima reciproca che lega il professore alle
proprietarie, le sorelle Beatrice e Belinda Castiglioni, nipoti del
conte Olmo Castiglioni che, agli inizi del XX secolo, aveva
commissionato la realizzazione della dimora all'architetto napoletano
Alessandro Pirozzi.
Per i due studiosi si tratta di un vero scrigno di tesori, un paese dei balocchi magico e suggestivo, il coronamento di anni di ricerche.
Vengono accolti dalle Castiglioni come non usava più da tempo, con una affabile formalità segno del loro rango e della loro scelta di vita.
Le BiBi, come vengono chiamate confidenzialmente, non amano il mondo esterno, non hanno la televisione e passano le serate facendosi deliziare dal pianoforte suonato magistralmente dal loro bellissimo nipote Pierpaolo, rimasto orfano in tenera età e figlio del loro fratello minore Rodolfo scomparso appena ventottenne.Pier, schivo e silenzioso, sembra uscito da un'illustrazione di Dante Gabriel Rossetti o di Aubrey Beardsley. Per Milo, gay e amante del calcio, è un vero colpo di fulmine, un altro dei motivi che renderanno la sua permanenza a Villa Iris ancora più piacevole.
Siamo alla fine degli anni '80, il parallelismo con quella che, da chi l'ha vissuta, è considerata una successiva Belle epoque non è un caso. I protagonisti vivono a Milano, città in fermento artistico, frequentata da Keith Haring e sognata da Versace (Gianni ovviamente). Di lì a poco, con gli anni '90, tutto cambierà: la crisi del governo Craxi, Tangentopoli, Mani pulite, e il Grunge che spodesterà con i suoi stracci il New Romantic.
Dietro alle accurate acconciature e agli abiti Schiaparelli delle attempate gemelle si celano dei misteri che emergeranno anche grazie alle ricerche di Giorgio e Milo e che costituiranno il filo “detective” che ci tiene incollati alle pagine del romanzo.
Le citazioni storiche sono molte e ben approfondite e i rimandi al cinema e alla letteratura numerosi, strappano un sorriso quando li ritroviamo: da “Le sorelle Materassi” a “Che fine ha fatto Baby Jane?”, da “Misery non deve morire” a “Profondo rosso”. Una cultura pop di livello che non può che impreziosire il racconto di cui non svelo altro per non rovinarne il pathos.
La musica ha un ruolo importantissimo in questo testo; tanti i brani e gli autori citati, motivo per cui il libro è ulteriormente impreziosito da una selezione musicale operata dall'artista Otto Kinder che ha mixato sapientemente brani di grande atmosfera con interventi di musica elettronica come a cucire due lembi di epoche distanti ma non molto differenti.
Un applauso e, da parte mia, una riverenza a Marco Lux per averci regalato ancora tanta bellezza.
Per i due studiosi si tratta di un vero scrigno di tesori, un paese dei balocchi magico e suggestivo, il coronamento di anni di ricerche.
Vengono accolti dalle Castiglioni come non usava più da tempo, con una affabile formalità segno del loro rango e della loro scelta di vita.
Le BiBi, come vengono chiamate confidenzialmente, non amano il mondo esterno, non hanno la televisione e passano le serate facendosi deliziare dal pianoforte suonato magistralmente dal loro bellissimo nipote Pierpaolo, rimasto orfano in tenera età e figlio del loro fratello minore Rodolfo scomparso appena ventottenne.Pier, schivo e silenzioso, sembra uscito da un'illustrazione di Dante Gabriel Rossetti o di Aubrey Beardsley. Per Milo, gay e amante del calcio, è un vero colpo di fulmine, un altro dei motivi che renderanno la sua permanenza a Villa Iris ancora più piacevole.
Siamo alla fine degli anni '80, il parallelismo con quella che, da chi l'ha vissuta, è considerata una successiva Belle epoque non è un caso. I protagonisti vivono a Milano, città in fermento artistico, frequentata da Keith Haring e sognata da Versace (Gianni ovviamente). Di lì a poco, con gli anni '90, tutto cambierà: la crisi del governo Craxi, Tangentopoli, Mani pulite, e il Grunge che spodesterà con i suoi stracci il New Romantic.
Dietro alle accurate acconciature e agli abiti Schiaparelli delle attempate gemelle si celano dei misteri che emergeranno anche grazie alle ricerche di Giorgio e Milo e che costituiranno il filo “detective” che ci tiene incollati alle pagine del romanzo.
Le citazioni storiche sono molte e ben approfondite e i rimandi al cinema e alla letteratura numerosi, strappano un sorriso quando li ritroviamo: da “Le sorelle Materassi” a “Che fine ha fatto Baby Jane?”, da “Misery non deve morire” a “Profondo rosso”. Una cultura pop di livello che non può che impreziosire il racconto di cui non svelo altro per non rovinarne il pathos.
La musica ha un ruolo importantissimo in questo testo; tanti i brani e gli autori citati, motivo per cui il libro è ulteriormente impreziosito da una selezione musicale operata dall'artista Otto Kinder che ha mixato sapientemente brani di grande atmosfera con interventi di musica elettronica come a cucire due lembi di epoche distanti ma non molto differenti.
Un applauso e, da parte mia, una riverenza a Marco Lux per averci regalato ancora tanta bellezza.
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venerdì 5 luglio 2019
Almeno la cravatta - gli outfit del Premio Strega 2019
Spesso mi diverto a fare la parte di
quella cui si indica la luna e guarda il dito.
Del dito in questione però osservo tutti gli aspetti: se è dritto, storto o se l'unghia è rosicchiata.
Del dito in questione però osservo tutti gli aspetti: se è dritto, storto o se l'unghia è rosicchiata.
Inutile dire che le signore sono più attente, curate ed esprimono maggiormente la loro personalità attraverso la scelta dell'abito.
Cibrario, Durastanti e Terranova hanno tutte optato per delle luminose nuances di blu.
Cibrario si presenta con un tubino bluette e orecchini gialli, le linee dell'abito sono enfatizzate da una lavorazione a taglio vivo che però è da un pezzo che è fuori moda.
Sarebbe stata una scelta adatta a un cocktail pomeridiano ma non a una serata nella quale c'è la possibilità che tu vinca il prestigioso premio.
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Cibrario |
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Durastanti |
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Terranova |
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Missiroli |
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Scurati |
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Scurati |
La camicia aperta va bene se ti fermi a mangiare un gelato sul lungomare ma di certo non se sei finalista al Premio Strega. Scurati almeno mi pare abbia fatto una puntata dal barbiere per aggiustare capelli e baffi. Missiroli, no. Se sì, non si vedeva.
Signori scrittori, a meno che non siate a bere un thè nel deserto, lasciate perdere la camicia aperta. Mi direte "ma fa caldo" o "è dal pomeriggio che stavamo là". Non fa niente. Bisogna fare un piccolo sacrificio per un evento che può cambiarvi la vita.
Non è bello vedere il presentatore (nel caso specifico il sempre elegante Pino Strabioli) in smoking con papillon che intervista uno scrittore sciatto e stropicciato.
Andando a ritroso nelle edizioni passate ho trovato qualche uomo che aveva capito la situazione. Uno di questi è Nicola Lagioia, ricorda lo stile de "Le iene" ma almeno lavato e stirato.
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Lagioia |
venerdì 8 febbraio 2019
Argento vivo è Hg (mercurio)
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Charlie don't surf - Maurizio Cattelan |
Caro
Daniele Silvestri, apprezzo il tuo lavoro e ritengo tu sia uno dei
cantautori più illuminati della mia generazione. Fine della captatio
benevolentiae.
La tua ultima canzone "Argento vivo" mi ha scosso molto e forse era quello che volevi ottenere: scuotere. Mi addolora pensare che si parli della scuola, sebbene dal punto di vista di un sedicenne, come di un carcere perché io in quel carcere ci lavoro e ci perdo la salute ogni giorno per fare sì che non sia quello schifo nel quale a me e a molti della mia generazione, come te, è toccato studiare e trascorrere i migliori anni della nostra vita.
La tua ultima canzone "Argento vivo" mi ha scosso molto e forse era quello che volevi ottenere: scuotere. Mi addolora pensare che si parli della scuola, sebbene dal punto di vista di un sedicenne, come di un carcere perché io in quel carcere ci lavoro e ci perdo la salute ogni giorno per fare sì che non sia quello schifo nel quale a me e a molti della mia generazione, come te, è toccato studiare e trascorrere i migliori anni della nostra vita.
Non
starò qui a fare l'elenco delle mie vicissitudini scolastiche dalle
elementari perché altrimenti dovrei scrivere un romanzo, mi limiterò
agli ultimi anni di liceo.
Quel
poco che ho imparato alle scuole superiori, durante il primo biennio,
lo devo solo a un bravo insegnante di lettere, un bolognese
trapiantato nelle Marche e a uno stuolo di poveri supplenti (come
sono io oggi) che hanno profuso passione e amore in ciò che
facevano.
Dal terzo anno in poi è stato un inferno di noia, frustrazione e umiliazioni.
La professoressa di Italiano e Latino, una donna sola e piena di rancore, non faceva che leggere in classe quello che era scritto sull'antologia intervallando con alcune considerazioni di critici letterari di cui trascriveva il pensiero su pizzini volanti. Se le dicevi che era bella e stava bene con il tale vestito avevi l'8 assicurato. Io non sono mai stata così audace da far complimenti spudorati a persone autorevoli.
La professoressa di Matematica si preoccupava più di "raddrizzare" gli studenti che di spiegare e io non ricordo un solo teorema che sia stato spiegato da lei, non uno.
Il professore di Storia e Filosofia non si sprecava nemmeno a leggere, lui faceva leggere a turno i compagni seduti ai primi banchi e ogni tanto interrompeva con un asciutto "avete capito?" Di quelli seduti dal secondo banco in poi non ricordava nemmeno i nomi.
Anni così, di noia, solitudine, di ingiustizia osservata e subita da parte di chi non voleva o non sapeva dare spiegazioni ma metteva i voti o ti giudicava per il tuo pensiero od orientamento politico, poiché allora anche i sedicenni avevano un orientamento politico.
Mi alzavo alle sei per prendere la corriera e raggiungere quella città di provincia dove c'era il mio liceo. Facevo quello che dovevo e non ho mai fatto spendere ai miei genitori i soldi nemmeno per un'ora di ripetizioni. Sempre promossa, con fatica e a denti serrati perché avevo uno scopo: finire e andarmene da quel posto, da quell'ambiente, andare altrove dove sarei stata libera di studiare come volevo, con chi volevo e di uscire e andare ai cortei, alle manifestazioni per costruire una scuola più giusta, una società più giusta.
Sì, io avevo l'argento vivo addosso.
Il tuo rancoroso sedicenne no, per quello si può parlare solo di mercurio (lo so, è la stessa cosa). Oggi noi insegnanti facciamo di tutto per andare incontro alle loro esigenze, prepariamo verifiche in tre versioni diverse nelle quali includiamo i BES, i DSA, i “legge 104”. Spieghiamo e rispieghiamo fino allo sfinimento, io personalmente passo tra i banchi e aiuto i ragazzi uno ad uno.
Dal terzo anno in poi è stato un inferno di noia, frustrazione e umiliazioni.
La professoressa di Italiano e Latino, una donna sola e piena di rancore, non faceva che leggere in classe quello che era scritto sull'antologia intervallando con alcune considerazioni di critici letterari di cui trascriveva il pensiero su pizzini volanti. Se le dicevi che era bella e stava bene con il tale vestito avevi l'8 assicurato. Io non sono mai stata così audace da far complimenti spudorati a persone autorevoli.
La professoressa di Matematica si preoccupava più di "raddrizzare" gli studenti che di spiegare e io non ricordo un solo teorema che sia stato spiegato da lei, non uno.
Il professore di Storia e Filosofia non si sprecava nemmeno a leggere, lui faceva leggere a turno i compagni seduti ai primi banchi e ogni tanto interrompeva con un asciutto "avete capito?" Di quelli seduti dal secondo banco in poi non ricordava nemmeno i nomi.
Anni così, di noia, solitudine, di ingiustizia osservata e subita da parte di chi non voleva o non sapeva dare spiegazioni ma metteva i voti o ti giudicava per il tuo pensiero od orientamento politico, poiché allora anche i sedicenni avevano un orientamento politico.
Mi alzavo alle sei per prendere la corriera e raggiungere quella città di provincia dove c'era il mio liceo. Facevo quello che dovevo e non ho mai fatto spendere ai miei genitori i soldi nemmeno per un'ora di ripetizioni. Sempre promossa, con fatica e a denti serrati perché avevo uno scopo: finire e andarmene da quel posto, da quell'ambiente, andare altrove dove sarei stata libera di studiare come volevo, con chi volevo e di uscire e andare ai cortei, alle manifestazioni per costruire una scuola più giusta, una società più giusta.
Sì, io avevo l'argento vivo addosso.
Il tuo rancoroso sedicenne no, per quello si può parlare solo di mercurio (lo so, è la stessa cosa). Oggi noi insegnanti facciamo di tutto per andare incontro alle loro esigenze, prepariamo verifiche in tre versioni diverse nelle quali includiamo i BES, i DSA, i “legge 104”. Spieghiamo e rispieghiamo fino allo sfinimento, io personalmente passo tra i banchi e aiuto i ragazzi uno ad uno.
Spesso
in cambio riceviamo solo “casino” e bottigliette d'acqua che
volano e ci sfiorano la testa. Qualche “buongiorno” detto con
sincerità quando va bene.
È la scuola dell'obbligo, è vero ma è un obbligo che abbiamo assolto tutti e, credimi, caro Silvestri nessuno si sogna di arginare la vitalità di questi ragazzi, quando c'è, ma facciamo corsi su corsi e autocritica a ogni consiglio di classe per capire cosa possiamo fare NOI insegnanti affinché si possa agevolare il più possibile il loro percorso formativo.
Nessuno li offende, nessuno li giudica, nessuno li ignora. L'argento vivo non siamo noi ad appannarlo ma forse le famiglie o loro stessi e sai perché?
Perché non hanno il desiderio di fuggire, stanno bene dove sono, nelle loro case spesso vuote dove dormono, mangiano, giocano, scopano quando e come vogliono, senza chiedersi cosa renda possibile tutto ciò.
Vuoi sapere come i ragazzi trattano le ragazze? Non ti piacerebbe saperlo e non ti piacerebbe nemmeno sapere a cosa e come applicano quel poco di energia animale che hanno. Eppure vogliamo bene loro e per loro ci saremo sempre, noi insegnanti e carcerieri, secondo la tua canzone.
Ne vuoi sapere un'altra? A sedici anni finisce l'obbligo scolastico. Il tuo rancoroso adolescente ha scontato la pena e può tornare a buttarsi sul divano senza che nessuno di noi lo infastidisca oltre.
È la scuola dell'obbligo, è vero ma è un obbligo che abbiamo assolto tutti e, credimi, caro Silvestri nessuno si sogna di arginare la vitalità di questi ragazzi, quando c'è, ma facciamo corsi su corsi e autocritica a ogni consiglio di classe per capire cosa possiamo fare NOI insegnanti affinché si possa agevolare il più possibile il loro percorso formativo.
Nessuno li offende, nessuno li giudica, nessuno li ignora. L'argento vivo non siamo noi ad appannarlo ma forse le famiglie o loro stessi e sai perché?
Perché non hanno il desiderio di fuggire, stanno bene dove sono, nelle loro case spesso vuote dove dormono, mangiano, giocano, scopano quando e come vogliono, senza chiedersi cosa renda possibile tutto ciò.
Vuoi sapere come i ragazzi trattano le ragazze? Non ti piacerebbe saperlo e non ti piacerebbe nemmeno sapere a cosa e come applicano quel poco di energia animale che hanno. Eppure vogliamo bene loro e per loro ci saremo sempre, noi insegnanti e carcerieri, secondo la tua canzone.
Ne vuoi sapere un'altra? A sedici anni finisce l'obbligo scolastico. Il tuo rancoroso adolescente ha scontato la pena e può tornare a buttarsi sul divano senza che nessuno di noi lo infastidisca oltre.
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